Simona Sandric-Gotovac

Vlado Gotovac (1930 - 2000)
Poeta, saggista, filosofo, giornalista televisivo, radiofonico e di carta stampata, critico d’arte, grande oratore e uomo politico parlamentare croato, fondatore del Partito liberale in Croazia, apparteneva a quella generazione di scrittori che con autentica forma di espressione lin-guistica in poesia e prosa ha determinato la metamorfosi dello sce¬nario letterario in Croazia (allora Jugoslavia), dagli anni Cinquanta in poi. Il contenuto innovativo nelle sue opere scritte, unitamente alla creazione di nuova struttura giornalistica, diede un impulso vigoroso alla vita sociale, culturale e letteraria in Croazia.
Sebbene Gotovac sia stato uno dei rappresentanti più in vista del-l’apertura culturale tramite la rivista Krugovi, la sua fortuna critica e la sua posizione storica sono alquanto diverse da quelle degli altri. Anzitutto, il suo percorso creativo era bloccato per un lungo periodo, poco meno di due decenni complessivi di carcere e di pubblicazio¬ne proibita (tra il 1972 e il 1989). Tuttavia, lui allora voleva e sapeva creare e cogliere gli stimoli delle avanguardie storiche e delle diverse correnti attuali ed europee, dal surrealismo all’esistenzialismo, dal¬l’ermetismo fino allo strutturalismo (appena sorto nel momento).
La sua voce fu alta nel travaglio degli anni ’70, ’80 e ’90 del secolo scorso che portò la Croazia all’indipendenza, rimanendo un com-
battente puro ed intran¬sigente in difesa dell’uo¬mo, delle sue libertà, della democrazia, dei di¬ritti umani, della giustizia sociale e delle diversità dei popoli che credeva una ricchezza e non un motivo di discordia e di odio.
Nella guerra fredda, che lo coinvolse come in¬tellettuale e giornalista
    Senza volerlo, non sem¬
pre trovò sostegno e giustificazione alle sue proposte. Dovette aprirsi la propria strada, spesso trovandosi in direzione opposta a quella percorsa dal regime comunista al potere in Jugoslavia che già scric-chiolava. Si preannunciava la fine drammatica di un sistema in crisi e il suo successivo crollo, rappresentato dal crollo del Muro di Berlino nel 1989.
Quindi Gotovac optò coraggiosamente per una via propria, libera, differente e distinta. Fu tra coloro che primi chiesero il massimo, ri-fiutando qualsiasi compromesso. Non volle unirsi né proseguire il cammino con coloro i quali non erano disposti ai massimi sacrifici. “Chi non è pronto a perdere tutto, non merita la nostra attenzione”. Lo scrisse nel suo libro, intitolato “La poetica deH’anima”. Divenne un protagonista fra gli outsiders dando a questo termine sportivo anglo-sassone un significato al tempo stesso sociale, critico e poetico. Non a caso il suo libro più provocatorio ha per titolo “Annotazioni di un outsider". Per tale scelta pagherà un prezzo altissimo. Il poeta fu incarcerato due volte. Trascorse sei anni dietro le sbarre. Duramente condannato dal regime comunista jugoslavo a quatto anni di carce¬re (1972-1976) più quattro anni di libertà vigilata. Successivamente, soltanto perché aveva osato parlare prima che scadesse il termine di pena inflitta dando alcune interviste ai giornalisti stranieri, tra i quali anche italiani (Carla Falcone, giornalista de “Il Tempo”), scontò altri due anni di dura prigionia, più quattro anni di libertà limitata. Così, separato dalla sua generazione, il nome Gotovac come poeta e let-terato sarà cancellato per decenni da tutte le opere letterarie, dalle antologie di letteratura e poesia, dai libri di testo per le scuole medie superiori e dai testi universitari usati presso le Istituzioni pubbliche Jugoslave.
Per quasi due decenni, tra il carcere e la libertà vigilata, Gotovac vive isolato in silenzio assoluto, da prigioniero politico, pur non essendo mai direttamente in politica. Fu condannato come giornalista, capo redattore responsabile del giornale settimanale per l’attualità, la cui- tura, l’arte e la scienza “Hrvatski Tjednik”. Subì dura condanna per aver avuto il coraggio di scrivere, nei suoi Editoriali, in difesa della libertà individuale dell’uomo, del diritto di esprimersi attraverso la parola pronunciata e scritta, del promuovere la democrazia e la giu¬stizia sociale, in altre parole la condanna fu per il “delitto verbale”. Scompare così dalla vita pubblica l’uomo Vlado Gotovac ed insieme a lui le sue opere e il suo operato.
Ma il prigioniero non si arrende. Nel carcere scrive di nascosto su carta igienica, durante l’orario di “riposo obbligato” dopo il lavoro in falegnameria. Mentre gli altri colleghi prigionieri, criminali comu¬ni, riposavano, lui sfruttando il momento si metteva accovacciato sul WC (“bagno turco”) all’aperto dove tutti potevano controllare a vista d’occhio se il WC fosse libero o occupato. Annotava i pensieri della mente e le reazioni dell’animo provato. Quanti pensieri sfuggiti per¬ché era impossibilitato a scrivere nel momento di ispirazione! Solo perché gli fu impedito di tenere la carta e la penna gli fu proibito di scrivere. Il regime aveva paura della parola scritta dal poeta. Gotovac scrive nel carcere: “non mettete a tacere il poeta, ci saranno meno parole in mezzo a noi, ed un’epoca andrà perduta”. Così, rubando le parole, nacquero le pagine più belle di letteratura croata scritte nel diario di un prigioniero: “Poetika Duse” (Poetica dell’Anima) e “Zvjezdana kuga” (Pestilenza stellare) che verranno pubblicate circa venti anni dopo (1995).

Simona Sandric-Gotovac