Carmela Barbera

Una delle pagine di Storia Naturale che più affascina il grande pubblico è senza dubbio la paleontologia dei vertebrati se si pensa al mammut o addirittura ai dinosauri.
Malgrado tutto in Italia gli specialisti di dinosauri si contano sulle dita di una mano anche perchè ci sono ancora scarse conoscenze geologiche e biologiche della nostra penisola nell’era Mesozoica che considerano la possibilità di ritrovare dinosauri come ’’fantascienza pura”.
Ed ecco allora che ci siamo rassegnati a studiare altri argomenti ed a vedere i dinosauri in altri musei stranieri.
A molti è forse familiare l’immagine di questi grandi scheletri che guardano con orbite cieche i visitatori che escono dai musei stranieri, visitatori che si chiedono: ”ma perchè non si trovano i dinosauri in Italia?” e che si sentono rispondere ’’perchè l’Italia in quel periodo era sommersa dalle acque”. In realtà la risposta più giusta dovrebbe essere ’’perchè non li abbiamo mai cercati!”.
Già verso la fine degli anni ’80 infatti incominciarono ad essere segnalate piste di dinosauri impresse sui sedimenti che fino a quel momento erano considerati di mare profondo.
Scipionyx samniticus è uscito fuori un pò avventurosamente, strappato dai denti della ruspa da un collezionista veronese quando il giacimento fossilifero di Pietraroja era ancora una discarica di rifiuti solidi. Tra mille vicissitudini è poi approdato alla Sovrintendenza di Milano; è giunto poi a Salerno.
Pietraroja è nota al mondo da duecento anni e cioè quando per la prima volta nel 1798 il geologo Sipione Breislack, a servizio della corte di Ferdinando di Borbone, lo aveva descritto nella sua ’’Topografia fisica della Campania”.
Spesso i Borboni usavano omaggiare i loro colleghi sovrani europei con i souvenir di Pietraroja; gli ’’ittilioti”, meglio conosciuti come ’’pesci fossili”. Da allora Pietraroja è stata oggetto di studio da parte di molti studiosi come O.G. Costa e D’Erasmo tra l’800 ed il ’900 più tardi da Freels e D’Argenio negli anni ’60, ma è stata anche oggetto di un sistematico depauperamento dei reperti fossili. Questa risorsa andrebbe tutelata e valorizzata con un’adeguata programmazione di scavi che potrebbero portare alla luce altre interessanti scoperte.

Prof. Carmela Barbera
(Cattedra di Paleontologia dei Vertebrati delFUniversità Federico II di Napoli)