Achille Pace

Mi viene sempre di considerare, come credo debba essere, l’immagine dell’arte come sintesi del pensiero profondo del nostro tempo, una Icona dei nostri affanni, dei nostri dubbi, delle nostre insoddisfazioni, della nostra incompleta esistenza, insomma del nostro vivere.
I quadri di Giovenale, al primo sguardo, mi hanno fatto pensare a tutto questo, e sarebbe troppo ottimistico ritenere le sue opere immuni dalla inquietudine esistenziale. Scorrendo i suoi lavori precedenti in contrasto con quelli attuali si notano chiaramente nel colore scuro, espressionistico, simboli inquietanti, visioni notturne.
Giovenale non affonda nei labirinti dell'inconscio, non sono incubi. La sua natura di artista si è sempre tenuta al preconscio, ha potuto presto affiorare ed operare con decisione a livello conscio; chiarezza e semplicità, geometria e luminosità di colori.
Se ha dovuto abbandonare un’avventura piena di dubbi ed imprevisti, ha tuttavia acquisito maggiore certezza e tranquillità. L’emergere nella regione della certezza è avvenuto tramite un grande sentimento di fede, una fede cristiana che ha pervaso tutto il suo essere, la sua esistenza e il suo operare, pertanto le sue immagini hanno significati simbolici, sovente liturgici. Non è stata una rivelazione sulla strada di Damasco; Giovenale ha avuto sempre un’anima religiosa, solo che ora questa religiosità sente di doverla esprimere perentoriamente attraverso la sua pittura. Ora la sua icona è meno travagliata, una poetica fiaba, non chimerica, ma possibile per chi ha fede.
Giovenale non è un debole, ha internamente una saldezza e sicurezza eccezionale. La dominante nei suoi quadri è la verticale, la ponderalità. L’angolo acuto ha ceduto alla linea curva, i colori si rapportano con i primari e complementari. Sono scomparsi i toni scuri, le forme sono essenziali, non suscitano distacco critico, ma meraviglia e adesione per la freschezza e purezza di sentimenti.
Una sincerità disarmante che per il nostro tempo di cinismo sociale e di poca fede è un esempio di equilibrio e di umano sentimento religioso e d’Arte.
Mi viene sempre di considerare, come credo debba essere, l’immagine dell’arte come sintesi del pensiero profondo del nostro tempo, una Icona dei nostri affanni, dei nostri dubbi, delle nostre insoddisfazioni, della nostra incompleta esistenza, insomma del nostro vivere.
I quadri di Giovenale, al primo sguardo, mi hanno fatto pensare a tutto questo, e sarebbe troppo ottimistico ritenere le sue opere immuni dalla inquietudine esistenziale. Scorrendo i suoi lavori precedenti in contrasto con quelli attuali si notano chiaramente nel colore scuro, espressionistico, simboli inquietanti, visioni notturne.
Giovenale non affonda nei labirinti dell'inconscio, non sono incubi. La sua natura di artista si è sempre tenuta al preconscio, ha potuto presto affiorare ed operare con decisione a livello conscio; chiarezza e semplicità, geometria e luminosità di colori.
Se ha dovuto abbandonare un’avventura piena di dubbi ed imprevisti, ha tuttavia acquisito maggiore certezza e tranquillità. L’emergere nella regione della certezza è avvenuto tramite un grande sentimento di fede, una fede cristiana che ha pervaso tutto il suo essere, la sua esistenza e il suo operare, pertanto le sue immagini hanno significati simbolici, sovente liturgici. Non è stata una rivelazione sulla strada di Damasco; Giovenale ha avuto sempre un’anima religiosa, solo che ora questa religiosità sente di doverla esprimere perentoriamente attraverso la sua pittura. Ora la sua icona è meno travagliata, una poetica fiaba, non chimerica, ma possibile per chi ha fede.
Giovenale non è un debole, ha internamente una saldezza e sicurezza eccezionale. La dominante nei suoi quadri è la verticale, la ponderalità. L’angolo acuto ha ceduto alla linea curva, i colori si rapportano con i primari e complementari. Sono scomparsi i toni scuri, le forme sono essenziali, non suscitano distacco critico, ma meraviglia e adesione per la freschezza e purezza di sentimenti.
Una sincerità disarmante che per il nostro tempo di cinismo sociale e di poca fede è un esempio di equilibrio e di umano sentimento religioso e d’Arte.
Achille Pace